Immaginatevi cosa potrebbe succedere se si incontrassero uno dei più importanti progettisti al mondo, un costruttore maniaco della precisione, ed un esperto regatante.
Quel giorno ventoso, nella primavera del 2001, erano seduti in Bretagna ad un tavolino: Jean Marie Finot, l’architetto navale con un numero ineguagliabile di barche a vela disegnate, Bruno Hervouet, con la sua Phileas Boat leader in Francia per la costruzione di derive, Hervè Verroust, velista con più di 30 anni di esperienza in mare ed in regata.
L’obiettivo non era banale: progettare, costruire e diffondere un nuovo monotipo che fosse bello, sicuro, veloce, semplice, facilmente trasportabile, economico, insomma facile come una deriva, emozionante come uno skiff, stabile come un cabinato.
Prendete un 60 piedi Open, fate le dovute proporzioni, mantenete le caratteristiche dell’armamento moderno, aggiungete qualche astuzia proveniente dai catamarani sportivi, aggiungete una deriva con bulbo retrattile.
Il risultato è quello che vedete in queste pagine: una barca solida, marina, capace di dare fantastiche sensazioni sia in regata che in navigazioni rilassate; sia durante lunghe planate al lasco che nelle boline più strette.
La prima cosa che colpisce, prima ancora di vederla navigare, è il contrasto tra la prua dritta e “tagliente” rispetto alla poppa piatta e completamente aperta. Vista così la si immagina soprattutto navigare al lasco, meno di bolina, ma quando sbanda, mai troppo grazie al suo bulbo di 180 kg diventa impressionante anche in quest’andatura
Altra cosa interessante è il piano velico. Fiocco su rullafiocco incassato in coperta, randa square top e un bel gennaker da 35 mq, sartie aquartierate con conseguente assenza di patarazzo completano in modo semplice ed efficace l’armamento.
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